
Qualcuno ha detto che tra poco i linguisti rivaleggeranno in notorietà con gli chef, tanti sono i libri sull’italiano e la scrittura che stanno invadendo le librerie e tanto accesi – anche sui social – sono i dibattiti sulle questioni linguistiche. La Crusca ha ormai più di 70.000 follower su Twitter, ci si accapiglia sul genere delle professioni e delle cariche rivestite da donne, gli strafalcioni dei politici ci appaiono nascondere abissi di ignoranza e incapacità. Sembra proprio che le parole non siano mai state così importanti.
La lingua degli angeli, la nostra
Tra i libri dei linguisti che ultimamente mi hanno entusiasmata ce n’è uno che mi ha fatto riflettere assai sul mio (nostro) lavoro di editor e copywriter nel mondo digitale, in cui si scrive tanto, ma anche tanto tutto uguale. Ama l’italiano è un’ode alla nostra lingua, considerata in tutto il mondo la più bella e musicale. Thomas Mann fa dire al personaggio di un suo romanzo che è la lingua che parlano gli angeli. Pensiamoci prima di scrivere sul nostro sito o su un post che “Per vivere al top un break rilassante, scorri questa lista di must irrinunciabili.” Lo so che la tentazione è forte, ma spesso in italiano è meglio.
Una sfrenata libertà
L’italiano non ha più parole dell’inglese (anzi, ne ha di meno) ma ha un vantaggio: una grandissima libertà nell’ordinare le parole nei modi più diversi (fatto salvo il significato, ovviamente). Certo, con l’ordine le sfumature cambiano, ma questa per noi, i nostri prodotti e servizi, è solo una ricchezza. Mettiamoci pure il ritmo dovuto alla varietà degli accenti, che cadono netti sulle vocali: la nostra lingua è una cassetta degli attrezzi di per sé.
Di questa cassetta nel mondo digitale abbiamo più bisogno che mai: le nostre parole ci precedono e determinano l’idea che gli altri si fanno di noi ben prima di conoscerci, vederci, ascoltarci. In più, fanno un effetto diverso a seconda del canale che usiamo, del pubblico cui ci rivolgiamo e di mille altre variabili che il digitale ha portato con sé. E spesso più i testi sono brevi, più sono importanti.
Senza parole, niente immagini (quelle mentali, le più potenti)
Forse hai letto anche tu gli scoraggianti dati sugli italiani e la lettura e pensi che proprio per questo funzionino meglio i testi sempliciotti e molto standard, che sia inutile dannarsi tanto. Ma la nostra mente, anche la più addormentata, è avida di parole precise, concrete, ricche di sfumature. Solo così può creare immagini potenti che emozionano, coinvolgono, convincono.
Più si scrive, meglio si scrive
“Scrivere è faticoso, e molto artificiale – nel senso che non una sola parola è ‘naturale’, e tutte sono il frutto di una scelta.” Lo scrive Michele Serra nel suo librino Sinistra e altre parole strane in cui racconta come ha fatto a scrivere il corsivo L’Amaca su Repubblica tutti i santi giorni negli ultimi vent’anni. Ha scritto sempre. Punto.
Come per lo sport, anche per allenarsi alla scrittura ci vogliono metodo, consapevolezza e compagni di squadra. Nel mio corso Lavoro, dunque scrivo troverai tutte queste cose, insieme a tanti esempi ed esercizi da fare insieme per affrontare le scritture multiformi del mondo digitale.
PS Intanto, se ti va, sul mio sito puoi dare un’occhiata agli ebook che approfondiscono diversi aspetti della scrittura professionale. Alcuni li ho scritti io, altri li hanno scritti colleghi esperti; alcuni risentono del tempo, altri lo reggono benissimo. Esplorali, scaricali, leggili con calma e scrivi le tue annotazioni.